La leucemia è ad oggi uno dei tumori meno noti alla medicina, specie per quanto riguarda le cause scatenanti: conoscerla è il primo passo per riuscire a sconfiggerla. Il suo nome deriva dal greco antico (leukòs, bianco, e aìma, sangue), e indica un tumore che attacca i globuli bianchi del sangue e il midollo osseo. Si suddivide in due categorie principali a seconda del tipo di globuli bianchi che attacca; ciascuna delle due categorie si suddivide poi - in base al suo decorso – in acuta e cronica. Abbiamo così la leucemia linfoblastica acuta e linfoide cronica (ALL e CLL) e la leucemia mieloide acuta e cronica (AML e CML).
Il modo in cui agisce questo tumore è sempre lo stesso: attaccando il midollo osseo, responsabile della produzione dei globuli bianchi, dei globuli rossi e delle piastrine, i tre elementi che compongono il nostro sangue. Una volta colpito, il midollo osseo inizia una produzione forsennata di globuli bianchi immaturi, definiti blasti, e inadatti a svolgere la propria funzione. La gigantesca mole di globuli bianchi toglie spazio alla produzione delle altre cellule del sangue. Questa patologia del midollo osseo si traduce in diversi sintomi: la mancanza di piastrine determina facili sanguinamenti e difficile rimarginazione di ferite anche piccole, o ancora lividi inspiegabili ed estesi; l’anemia (la carenza di emoglobina e globuli rossi) determina pallidezza e spossatezza eccessiva; il venir meno delle funzioni dei globuli bianchi determina infezioni ricorrenti. Sono sintomi abbastanza comuni, riconoscibili singolarmente in diverse patologie meno gravi, e per di più nelle leucemie croniche può anche darsi che non si presentino per lungo tempo. Considerando però il decorso rapido delle leucemie acute e l’importanza di una diagnosi precoce, è bene saperli riconoscere per effettuare un controllo medico.
Il trattamento e le possibili cure puntano alla remissione completa della malattia, che si certifica nei casi peggiori con un periodo di 5 anni senza la ricomparsa di segnali nel sangue e nel midollo. Si impiegano abitualmente la chemioterapia e la radioterapia, per bombardare le cellule malate con farmaci (nel primo caso) e radiazioni ionizzanti (nel secondo). Si tratta – come ben si sa - di terapie invasive e non selettive, che quindi uccidono anche le cellule sane: il che rende necessarie per il paziente continue trasfusioni di sangue e piastrine. La somministrazione di antibiotici si rende invece necessaria come terapia di supporto, per diminuire il rischio di contrarre infezioni, già elevato per via della carenza di globuli bianchi. In molti casi, per pervenire alla remissione completa della malattia, è necessario un trapianto di midollo osseo durante il quale il paziente deve stare in ambiente sterile e in completo isolamento per un periodo lungo anche diversi mesi, per evitare di contrarre infezioni che possono essere fatali. Il trattamento per curare la leucemia è in ogni caso pesante e invasivo per i pazienti, tanto in termini di effetti collaterali (ben noti quelli della chemioterapia: perdita di capelli, nausea, diarrea, sterilità) che di carichi fisici e psicologici da sopportare. Per affrontare queste difficoltà, il supporto dei famigliari è necessario: il paziente sotto terapia deve sentire di non essere solo, deve sapere di poter contare sui suoi affetti, deve, soprattutto, ricordarsi com’è fatta quella vita alla quale tornerà una volta superata la malattia. Ben lontana dall’essere il “male incurabile” che si riteneva essere qualche decennio fa, la leucemia oggi resta un nemico tosto, perfino terribile; ma non imbattibile.


Beat Leukemia?
Yes we can!

In prima linea nella lotta alla leucemia c’è un’associazione con una storia particolare: drammatica certo, ma anche molto bella. È quella di Alessandro Cevenini e della sua associazione Beat Leukemia.
Nato nel 1983 a Milano, Alessandro era un ragazzo come tanti, ma con un po’ di talento e passione in più. Appassionato di musica e fotografia si è laureato in Economia Aziendale presso la Bocconi; in seguito ha conseguito un master ad Harvard e nella primavera del 2007, mentre stava per ottenere il secondo a Milano, al rientro da una vacanza nel Mar Rosso è stato colpito da un tipo di leucemia mieloide piuttosto aggressivo. Alessandro è stato ricoverato in rianimazione: le speranze di sopravvivenza erano poche, ma questa prima emergenza è stata superata con tenacia. Dal letto d’ospedale su cui era costretto per la chemioterapia ha fondato un gruppo Facebook, intitolato “Beat Leukemia” (“Battiamo la leucemia”): un’idea semplice, per mettere in contatto medici, pazienti e parenti e creare consapevolezza e solidarietà intorno a questo tema. L’inizio di una grande avventura.
Con la risposta entusiastica dei tanti partecipanti (oltre 7mila su Facebook già nel 2010), si è ben presto affiancato il sito internet www.beat-leukemia.org, con una missione ben precisa: diffondere informazioni e dati riguardanti la leucemia, al fine di creare consapevolezza; identificare le istituzioni più affidabili di ogni Paese, tramite le quali offrire assistenza ai pazienti e supporto alla ricerca.
Il 28 novembre 2009 Alex ha perso la sua battaglia contro la leucemia. Quanto è riuscito a fare prima di quella data, profondendo il suo coraggio di vivere in chi gli stava vicino – fisicamente o per la propria condizione – non potrà mai essere vinto. Il suo diario, pubblicato nel 2012 (Il segreto è la vita, Edizioni Piemme, collana Incontri, disponibile per l’acquisto sul sito www.beat-leukemia.org) ha venduto 10mila copie e ha vinto due premi letterari, prima di essere tradotto in diverse lingue. Il lascito di Beat Leukemia, portata avanti – oggi che Alex non c’è più – dal fratello Michele, non ha valore. È così per tanti, come i beneficiari della borsa di studio finanziata da BL, o come le tante persone che sulle sue pagine e nella sua comunità trovano ogni giorno una nuova speranza. La fondazione ha promosso negli anni diversi convegni e raccolto svariati riconoscimenti: recentemente al suo direttore scientifico, il prof. Giorgio Lambertenghi Deliliers, è stato conferito l’Ambrogino d’Oro, massima benemerenza della città di Milano, anche per via dell’attività svolta assieme a Beat Leukemia. Anche questo può accadere nel solco di speranza e luce che Alex Cevenini ha tracciato con la sua esperienza di vita.

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