Cellula leucemica e nicchia midollare: un legame da spezzare

La leucemia linfoblastica acuta (LLA) è il tumore più frequente in età pediatrica. Nonostante l’alto successo terapeutico raggiunto, permane una percentuale di pazienti non responsiva alle terapie convenzionali. Una visione più ampia della patogenesi leucemica, che tenga conto anche della nicchia midollare ematopoietica, può fornire preziose indicazioni per migliorare la conoscenza della malattia e per identificare nuovi bersagli terapeutici. Le cellule malate infatti riescono a generare a livello del midollo osseo una vera e propria nicchia leucemica ad esse favorevole, una “casa” in cui si nascondono e vengono protette dalla chemioterapia. All’interno del laboratorio sono dunque in corso diversi progetti volti allo studio dell’interazione fra cellule leucemiche ed ambiente circostante per arrivare all’identificazione di terapie mirate in grado di spezzare tale interazione.
Uno di questi progetti è incentrato sullo studio, all’interno della nicchia midollare leucemica, dei macrofagi, cellule del sangue che normalmente agiscono da sentinella nei confronti di minacce per il nostro organismo come virus e batteri, oppure cellule con un comportamento anomalo. Recentemente, abbiamo scoperto che quando nel midollo osseo sono presenti le cellule leucemiche, la quantità di macrofagi aumenta fortemente rispetto ad un midollo sano. Ci siamo dunque chiesti il motivo: questi macrofagi cercano di combattere la leucemia o ne sono alleati? Abbiamo così scoperto che le cellule leucemiche sono in grado di “corrompere” i macrofagi, così che non diano più segnali di allarme ma, al contrario, rilascino dei segnali chiamati "immunosoppressivi", cioè che spengono la risposta immunitaria. Come conseguenza, le cellule del sistema immunitario, che normalmente uccidono le cellule malate, non vedono la minaccia e non riescono a svolgere il loro compito. Abbiamo inoltre scoperto che nel midollo dei nostri piccoli pazienti affetti da LLA di tipo B viene prodotta una quantità molto alta di alcuni fattori che sono importanti per attirare nella nicchia leucemica nuove cellule, normalmente presenti nel nostro sangue, ma che in questo contesto si possono trasformare in macrofagi corrotti ed aiutare ulteriormente la leucemia. Questi dati, pubblicati pochi mesi fa in una rivista internazionale, il British Journal of Hematology, rappresentano un importante punto di partenza per nuovi studi in cui valuteremo l’effetto di farmaci innovativi per colpire questi macrofagi corrotti e rendere il midollo una casa inospitale per la leucemia. In particolare, intendiamo generare dei farmaci cellulari, chiamati cellule CAR-CIK, in grado di riconoscere in maniera specifica ad eliminare i macrofagi presenti nel midollo dei pazienti con leucemia B-ALL. Tali cellule, sono già utilizzate nel nostro Centro in maniera sperimentale per eliminare la leucemia. Pensiamo di sfruttare questa piattaforma tecnologica già a diposizione nel nostro Centro e di modificare in laboratorio queste cellule dotandole di una sorta di “bazzoka” molecolare capace di uccidere in maniera mirata non solo la leucemia, ma anche i suoi alleati, cioè i macrofagi corrotti.
Per tale motivo, chiediamo il vostro aiuto con un contributo di euro 20.000 per svolgere per il primo anno, questo innovativo ed importante studio che si basa sulla generazione di farmaci innovativi che possano eliminare i macrofagi corrotti all’interno della nicchia leucemica, ma soprattutto rappresenta un punto di partenza per sviluppare nuove strategie terapeutiche che possano arrivare al letto del paziente, mirate a colpire il microambiente leucemico corrotto.
Come dice il detto "l'unione fa la forza", pensiamo infatti che, colpendo con i farmaci sia direttamente la cellula leucemica, sia i suoi pericolosi alleati presenti nel midollo osseo, potremo davvero migliorare la cura di questa malattia!
Giovanna D’Amico
Head, ‘Immunology and Cell Therapy Unit’
Centro Ricerca Tettamanti, Monza

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